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La predisposizione delle mappe di allagabilità e di rischio come presupposto per operare scelte

Per giungere alla pubblicazione del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (22 dicembre 2015) la Direttiva Alluvioni richiede di preparare mappe della pericolosità da alluvione e mappe del rischio di alluvione. La preparazione delle mappe deve essere coordinata con l’aggiornamento del piano di gestione delle acque (II ciclo di pianificazione 2015-2021). Per approfondire questi aspetti relativi all’attuazione della Direttiva Alluvioni e alle strategie di coordinamento con la Direttiva Quadro Acque può essere utile consultare le linee guida della Commissione Europea (Guidance for Reporting under Flood Directive (2007/60/EC))
Le mappe devono essere preparate, a livello di bacino e alla scala più appropriata, per le aree a rischio di alluvione potenzialmente significativo, in accordo con quanto previsto dalla Direttiva (art. 5, art. 13.1 (a), art. 13.1 (b)). La Commissione Europea ha reso disponibili le linee guida all’indirizzo web http://icm.eionet.europa.eu/schemas/dir200760ec/resources, che possono essere consultate per acquisire maggiori informazioni sulla determinazione e la scelta della scala più appropriata e la visualizzazione in WISE (Water Information System for Europe), conforme alla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE.
Le mappe di pericolosità devono mostrare le aree geografiche soggette a possibili allagamenti secondo diversi scenari, mentre le mappe di rischio di alluvione devono mostrare le potenziali conseguenze negative di questi scenari.
Gli scenari sono:
    ·         alluvioni con bassa probabilità, o scenari di eventi estremi;
    ·         alluvioni con media probabilità, (periodo di ritorno ≥ 100 anni);
    ·         alluvioni con alta probabilità.
Ogni stato membro dell’Unione Eurpea può con flessibilità assegnare una specifica probabilità a questi scenari. Per ogni scenario vanno preparati dati informativi sull’estensione e la profondità o il livello dell’acqua. Dove appropriato, si possono fornire informazioni sulla velocità o il flusso dell’acqua.
Per ogni scenario, le mappe mostrano:
    ·         il numero indicativo di abitanti potenzialmente colpiti;
    ·         il tipo di attività economica dell’area potenzialmente colpita;
    ·         i principali beni culturali e le aree protette.
La mappatura delle aree allagabili è una fotografia di partenza. La ricerca di possibili diverse metodiche di indagine potrà migliorarla in relazione alla disponibilità di nuovi mezzi e basi conoscitive, degli esiti del confronto e delle ricerche in fase di sviluppo.
La metodologia e la sequenza delle attività possono essere comprese in maniera compiuta nel documento relativo alle attività di implementazione della Direttiva 2007/60/CE, elaborato per la predisposizione delle mappe. Esso contiene: le specifiche con le quali individuare le informazioni legate ai possibili fenomeni degli allagamenti da alluvione, le specifiche con le quali generare la forzante idrologica, cioè gli scenari richiesti dalla direttiva, le specifiche con le quali quantificare il rischio e le modalità per la sua implementazione, le specifiche con le quali organizzare i dati ed infine le modalità con le quali consultare i dati elaborati.

Ricordiamo in sintesi alcuni elementi tecnici essenziali:

·         base di riferimento per la valutazione della pericolosità è il reticolo idrografico già individuato nell’ambito del Piano di gestione delle acque (adottato dai Comitati Istituzionali dell’Autorità di bacino dell’Adige e dell’Autorità di bacino dei fiumi dell’Alto Adriatico – delibera n. 1 – riuniti in seduta comune il 24 febbraio 2010). Il criterio adottato è stato quello di considerare i soli bacini idrografici di superficie maggiore o uguale a 10 km2, secondo quanto indicato dalla Direttiva comunitaria 2000/60.La priorità è stata quindi rivolta alle situazioni rappresentate dai PAI e dagli eventi storici. La restante parte di rete, che allo stato attuale è stata valutata non indagabile, sarà analizzata – se necessario – in una fase di approfondimento successivo;

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Rete idrografica di indagine

·         costituisce un elemento di notevole rilevanza la valutazione degli effetti del possibile collasso delle strutture arginalie di difesa costiera, situazioni di tipo impulsivo, spesso improvvise e di difficile previsione, caratterizzate da fuoriuscite d’acqua dotate di una notevole energia/quantità di moto e che possono risultare assai pericolose sia per i beni esposti che per la vita umana. A causa delle variabili in gioco, si tratta di fenomeni molto complessi e di difficile previsione. Tuttavia va tenuto presente che la mappatura della allagabilità ha lo scopo di valutare, per quanto noto e deducibile, la propensione di un territorio a soccombere a tale fenomeno. La mappatura non ha dunque il compito di simulare un fenomeno vero e proprio, ma di simulare gli scenari degli effetti più o meno probabili;
·         il sistema di valutazione del rischio idraulico è stato impostato sulla letteratura consolidata, sulle indicazioni di ISPRA e sulle esperienze già presenti nel distretto, maturate nell’ambito del progetto Kulturisk.


L’approccio metodologico per la determinazione della pericolosità e del rischio

Il concetto di pericolosità idraulica è legato a due fattori: la velocità assunta dall’acqua e l’altezza dell’acqua nel luogo considerato (detta tirante). La combinazione di queste due variabili determina la pericolosità. Viene conseguentemente chiamata funzione “Intensità”, essendo le combinazioni molteplici.
Le mappe della pericolosità richieste nei tre scenari stabiliti devono obbligatoriamente riportare:

  1. la perimetrazione del possibile allagamento;
  2. la profondità delle acque e la portata della piena alla sezione corrispondente.

La velocità è opzionale. E’ solo il caso di evidenziare che non viene chiesta la mappatura delle classi di pericolosità (che è invece tipica di altri strumenti di pianificazione come il PAI) in quanto ritenuta solo strumentale (funzione intensità) alla valutazione del rischio.
Analogamente le mappe di rischio di alluvioni nei tre scenari prestabiliti devono obbligatoriamente essere espresse, come già sopra detto, in termini di:  numero indicativo di abitanti potenzialmente interessati;

  1.   tipo di attività economiche insistenti sull’area potenzialmente interessata;
  2.   beni culturali e aree protette;
  3.   impianti di cui all’allegato I della direttiva 96/61/CE che potrebbero provocare inquinamento accidentale (in caso di alluvione) su aree protette di cui all’allegato IV della 2000/60/CE.

Il concetto di rischio è legato alla possibilità che un fenomeno naturale o indotto dalle attività dell’uomo possa causare effetti dannosi sulla popolazione, gli insediamenti abitativi e produttivi, le infrastrutture, i beni culturali, all’interno di una particolare area, in un determinato periodo di tempo.
Rischio e pericolo quindi non sono la stessa cosa: il pericolo è la causa, il rischio sono le possibili conseguenze derivanti dal suo effetto, cioè il danno che ci si può attendere.
Alla luce dei concetti sopra esposti, il rischio viene determinato secondo la formulazione:

dove:
 = Pericolosità: è la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si verifichi in un certo periodo di tempo, in una data area;
 = Vulnerabilità: è la propensione di un elemento (persone, edifici, infrastrutture, attività economiche, beni culturali) a subire danneggiamenti in conseguenza delle sollecitazioni indotte da un evento di una certa intensità. La vulnerabilità dipende dal contesto nel quale la si vuole valutare, nonché dalla maggiore (o minore) preparazione (dell’elemento considerato) nel caso in cui l’evento si manifesti. Per definire la vulnerabilità in termini fisici (cioè riferita all’elemento considerato) viene utilizzato come parametro la suscettibilità;
 = Esposizione o Valore esposto: è il numero di unità (o “valore”) di ognuno degli elementi a rischio presenti in una data area, come le vite umane o gli insediamenti. Nell’ambito di una trattazione generale, anche per l’esposizione deve essere considerato l’aspetto economico e sociale, introducendo il cosiddetto Fattore di Valore;
 = Danno potenziale: è la combinazione del valore dell’elemento esposto con il valore di tale elemento rispetto ad un evento di data intensità.

Nell’ambito del Distretto delle Alpi Orientali, l’impatto delle inondazioni è stato valutato a scala comunale. Tale scelta è una conseguenza dei dati o delle banche dati attualmente disponibile sul territorio di indagine. L’informazione sull’esposizione è stata riferita principalmente all’uso del suolo mentre la vulnerabilità è stata legata solo alla suscettibilità.
Sulla base di queste ipotesi la quantificazione del rischio è stata espressa in termini relativi, ovvero il rischio di un elemento esposto assume una gradazione compresa tra 0 e 1, dove 0 e 1 sono rispettivamente i casi di assenza di rischio o massimo rischio dell’elemento esposto.
Ciò è stato riferito alle tre macro-categorie di elementi esposti:

  1. popolazione;
  2. attività economiche edifici, agricoltura, infrastrutture e strutture strategiche, impianti produttivi che possono causare inquinamento;
  3. aree protette e beni culturali

Le tre macro-categorie trovano i loro descrittori nelle classi di uso del suolo (fonte Corine Land Cover):

Le procedure seguite possono essere approfondite nel documento relativo alle attività di implementazione della Direttiva 2007/60/CE.


Attività di informatizzazione

L’attività di informatizzazione dei dati ha richiesto la predisposizione di uno specifico progetto.

L’importanza di una precisa progettazione della collocazione dei dati deriva dalla necessità di trasferirli alla Comunità Europea in modo tale che le informazioni elaborate possano essere implementate nel WISE (Water Information System for Europe), cioè il sistema comunitario di reportistica conforme alla Direttiva Acque 2000/60/CE. L’impostazione del progetto ha preso a riferimento le GIS Guidance predisposte dalla Commissione Europea.

Le applicazioni effettuate sono state testate presso ISPRA, sia nella configurazione dello scenario di media intensità, sia nella configurazione completa dei tre scenari e di tutti gli ambiti territoriali presenti in una UoM.

L’ISPRA ha, per questo specifico compito, progettato, realizzato e messo in opera il SINTAI – Sistema Informativo per la Tutela in Italia, attraverso il quale tutte le attività relative alla gestione delle informazioni vengono espletate. L’ISPRA aderisce ai formati di intescambio stabiliti in sede comunitaria, sia in collaborazione con AEA (Agenzia Europea per l’Ambiente) per quanto concerne il flusso di dati comunitario EIONET, sia in quanto costituisce, nell’ambito del sistema nazionale SINTAI, il nodo italiano del sistema WISE, il sistema informativo comunitario di reportistica conforme alla Direttiva Comunitaria WFD- 2000/60/CE.

All’interno delle GIS Guidance vengono riportati alcuni esempi di pubblicazione dei dati, conformi agli standard previsti dalla Commissione Europea, da parte di alcuni Stati Membri.

Le Unità di Gestione (Unit of Management – UoM) del Distretto delle Alpi Orientali, alla cui scala è effettuato il reporting delle informazioni alla Commissione Europea, sono elencate nella tabella: le prime quattro colonne prendono riferimento dalla fase relativa alla valutazione preliminare del pericolo e rischio di alluvioni, mentre l’ultima colonna riporta i codici dei bacini idrografici classificati in occasione della redazione del Piano di gestione delle acque ai sensi della WFD.

La distribuzione delle Unit of Management in Italia

In appendice al documento relativo alle Attività di implementazione della Direttiva 2007/60/CE. Predisposizione delle mappe di allagabilità e di rischio sono dettagliate le procedure necessarie per la elaborazione delle informazioni da trasmettere ai sensi della Direttiva 2007/60/CE e con il D.Lgs. 49/2010.